Quali danni fisici possono essere richiesti nel caso di mancata diagnosi
La mancata diagnosi, quindi l’omesso riconoscimento di una malattia già in corso, è una delle circostanze in cui possiamo parlare di errore medico e risarcimento danni per malasanità.
Mancata o errata diagnosi è malasanità?
Il termine malasanità fa riferimento in realtà a una carenza in generale dei servizi professionali rispetto alle specifiche capacità e prestazioni standard. E tale carenza può essere causa di un danno significativo al soggetto a cui poteva essere rivolta la prestazione. Non a caso per i medici è obbligatoria un’assicurazione per la responsabilità professionale, proprio a tutela di eventuali errori. E il valore di questa polizza cambia anche in base al tipo di specializzazione medica.
È evidente che nella sanità possiamo passare da discipline ad alta incertezza ed elevato livello di rischio, ad altre per le quali – in caso di malasanità – può valere la perentoria definizione di “evidente e dimostrata mancanza di conoscenza e/o abilità nella conduzione della pratica clinica”. Pensiamo ad esempio a quei clamorosi e gravissimi casi di errori nel corso di operazioni chirurgiche di massima routine.
Quando la mancata diagnosi fa notizia
In modo più preciso possiamo dire che vi è malasanità quando più fattori concorrono a determinare un evento dannoso. Ad esempio quando vi è un obbligo che viene disatteso e che questo porta un danno diretto al paziente, con conseguenze immediate o anche progressive e differite negli anni a venire.
A tal riguardo, oltre a quelli da noi seguiti direttamente, ci ha colpito questo caso emblematico, ripreso a fine ottobre 2022 da varie testate giornalistiche (qui un link a Il Messaggero) di una modella californiana che, dopo aver avvertito un nodulo al seno, lo segnala ai medici i quali però non ritengono opportuno effettuare una mammografia in considerazione della giovane età della donna, all’epoca dei fatti (2018) 29enne.
Neanche un anno dopo…
Purtroppo, meno di 12 mesi dopo, la stessa scopre di avere un tumore ormai arrivato al 4° stadio! Si profila, cioè, proprio una casistica per la quale in Italia sarebbe certamente possibile ottenere un risarcimento per malasanità per mancata o tardiva diagnosi, in questo caso di un tumore, proprio dal momento che si accerta un danno medico e una diagnosi errata non meno di 6 mesi prima (in questo caso il tempo trascorso è addirittura un anno!!).
La storia di Philecia
Oggi Philecia La’Bounty continua senza sosta a far conoscere a tante donne la sua storia: avvertendo un grumolo sospetto al seno, si era consultata subito con i medici che, probabilmente in modo troppo sbrigativo, considerano il nodulo benigno, quindi non canceroso, tranquillizzandola che a 29 anni non doveva preoccuparsi di avere un cancro…
Dai suoi vari canali social ha deciso di impegnarsi per aumentare la consapevolezza sui rischi del cancro al seno, quindi sull’importanza della prevenzione, così come dei sintomi che a lei non erano certo sfuggiti e infine sulla menopausa precoce. Proprio così, perché lei sarà costretta anche a una menopausa farmacologica, dovuta alla chemioterapia per il trattamento del cancro.
Cosa comporta la tardiva diagnosi
La tardiva diagnosi ha infatti comportato che la diffusione del tumore sia arrivata nel frattempo a interessare altre parti del corpo (nel caso di Philecia polmoni, linfonodi e sterno).
«Ho pensato automaticamente alla morte, come fa la maggior parte delle persone quando sente la parola cancro. I medici mi hanno delusa.»
Una delle altre scelte forti compiute dalla modella è stata quella di congelare dieci ovuli prima di iniziare il primo ciclo di chemio.
«Tutto questo sta cambiando la vita, e non solo per me, ma anche per mio marito, la mia famiglia e i miei amici. Cerco di non pensare troppo a come sarebbe potuta andare se i medici se ne fossero accorti prima. Pensare che potevo sapere di avere un tumore quando magari era ancora allo stadio 2 è scoraggiante.»
Enormi sono i danni, in tutti i termini, causati da questa mancata o tardiva diagnosi, del tumore al 4° stadio attualmente in corso.
Mancata o tardiva diagnosi e danni fisici, personali, morali
È chiaro che, a questo punto, si tratterà anche di capire concretamente a quali conseguenze finali avrà portato questa vicenda iniziata nel 2018.
Un esame diagnostico eseguito preventivamente avrebbe molto probabilmente evitato di scoprire il tumore quando già si trovava al 4° stadio.
Siamo davanti a un caso eclatante, che ancora una volta dovrebbe farci riflettere sull’importanza assoluta della prevenzione, attraverso la responsabilità medica e l’utilizzo degli opportuni esami diagnostici, con le giuste tempistiche.
Consultando il fascicolo in modo dettagliato è chiaro che si potrebbe già effettuare una considerazione più oggettiva di una situazione, sia pur così “in divenire”.
Ad esempio si configura anche un danno estetico, nel caso di interventi in quella parte del corpo, a cui far fronte con una possibile ricostruzione mediante intervento di chirurgia plastica.
Ma vediamo in queste due tabelle riepilogative le diverse tipologie di danni fisici.
Quali sono i danni patrimoniali (art. 1223 c.c.)
Danno emergente | Lucro cessante | Danno specifico |
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È quello causato da spese, anche non mediche, conseguenti all’evento lesivo | Il mancato guadagno per la temporanea inabilità lavorativa, facilmente dimostrabile a partire dalla media dei tre anni precedenti | Riguarda la permanente riduzione della capacità di produrre reddito rispetto all’attività svolta in precedenza |
Tabella riassuntiva dei danni non patrimoniali (art. 2059 c.c.)
Biologico | Morale | Esistenziale e psicologico |
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Riduzione dell’integrità psicofisica di una persona, che può essere Permanente, dando quindi luogo a una invalidità permanente Temporaneo, che genera una invalidità temporanea, di tipo totale (ITT) o parziale (ITP) in misura solitamente calcolata intorno al 75, 50 o 25% | Dolore, angoscia e sofferenze psichiche in conseguenza del danno patito. | Lesione della personalità del soggetto a livello privato e sociale, dovuta alla significativa alterazione della qualità di vita, consistente nel dover sottostare a un nuovo modo di essere, oggettivamente meno “libero” rispetto alla modalità precedente. Conseguente diminuzione delle attitudini anche per le relazioni sociali non finalizzate a effetti economici. |