Riportiamo qui di seguito un altro caso emblematico, che può essere utile a chi deve decidere, anche nella circostanza di incidente stradale mortale, se avviare una pratica di risarcimento danni optando per la via stragiudiziale.
Anche se l’incidente è grave e drammatico, ciò non deve condizionare la scelta dell’iter risarcitorio più efficace
Siamo nell’estate 2014, in una importante città della costa adriatica, a sud di Pescara, più in direzione Molise e Puglia. Omettiamo ulteriori riferimenti specifici, per comprensibili ragioni di privacy.
L’ora dell’uscita serale, molti veicoli in circolazione e tanti di questi sono condotti da ragazzi neopatentati…
Su uno di questi ci sono a bordo dei ragazzi e ragazze. Il conducente, all’improvviso – probabilmente nel maldestro tentativo di fare chissà quale prodezza per impressionare gli altri amici – tira il freno a mano con l’auto in movimento. Ciò provoca la totale perdita di controllo del mezzo. Il conseguente testa-coda dell’auto causa un violento trasferimento di carico dovuto alla forza centripeta sprigionata che spinge l’auto contro un albero. Questo determina lo sbalzo verso la portiera posteriore di due passeggeri. Molto probabilmente gli stessi non avevano la cintura di sicurezza allacciata (fattore che, in fase di risarcimento, è causa di parziale concorsualità). Uno dei due, di giovanissima età, finisce violentemente scagliato sull’asfalto, morendo sul colpo. L’altro passeggero ha una sorte meno tragica ma riporta comunque gravi lesioni.
La comprensibile sofferenza e lo stato di sconvolgimento dei parenti
A questo punto, oltre alla tragedia di un incidente assurdo causato dalla incontrollabile smania di stupire e fare una bravata tra amici, per i parenti della vittima – di pari passo con la rabbia e il dolore per una perdita tanto inattesa quanto inaccettabile – si aprono diversi possibili scenari sul come agire per chiedere un risarcimento alla compagnia assicurativa del conducente dell’auto.
L’esito della pratica di risarcimento danni stragiudiziale
Dopo essersi consultati con un nostro professionista, ciascun parente assegna al nostro consulente il proprio mandato per procedere in via stragiudiziale. Tale iter risarcitorio si conclude nel giro di un anno. L’esito vede il riconoscimento di quattro risarcimenti per un totale di 700.000€, in base al diverso grado di parentela, per 4 familiari della vittima.
Anche l’altra persona coinvolta nell’incidente e uscita riportando gravi lesioni è stata da noi seguita per la pratica risarcitoria, con un esito di 230.000€ per danni fisici e morali (oltre onorari).
Perché è quasi sempre consigliabile privilegiare l’azione risarcitoria in via stragiudiziale?
Una prima risposta riguarda certamente i tempi più ridotti di arrivo alla liquidazione del danno. Inoltre, dalla nostra esperienza emerge che non è affatto detto che optando per il giudizio in sede legale, possa esservi certezza di un risultato più conveniente. Questo perché nel corso di un processo si finisce per dibattere molto di più su vari tecnicismi. E tanti possono essere i possibili cavilli che aumentano decisamente il rischio di allontanarsi dal focus del risultato e così prolungare i tempi a dismisura.
L’importanza dell’esperienza e capacità di negoziazione nel risarcimento danni stragiudiziale
Restando invece nella fase stragiudiziale, tutto ruota molto più attorno al concetto di negoziazione e alla effettiva esperienza pregressa del patrocinatore. È questa che gli permette fin da subito di poter avere un’idea molto concreta per delineare il miglior risultato ottenibile nel confronto con la controparte. Tra l’altro questa scelta di procedere stragiudizialmente non preclude la possibilità di azione giudiziaria, nel caso di mancata offerta (per addebito di responsabilità ecc..) o per mancati accordi economici per i quali si attivano procedure come l’Accertamento Tecnico Preventivo (ATP) o la Consulenza Tecnica di Ufficio (CTU).
…Non sarà un caso se, anche tra i più bravi avvocati, ha ampio consenso il detto che “Le migliori cause sono quelle che non si fanno”.